E' morta Inge Feltrinelli. L'ultima dama dell'editoria

di redazione 20/09/2018 CULTURA E SOCIETÀ
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Il mondo dell’editoria e della cultuta piange la scomparsa, a 87 anni, di Inge Feltrinelli, editrice, fotografa e giornalista tedesca naturalizzata italiana, nata a Gottinga, il 24 novembre 1930.

Figlia di ebrei tedeschi immigrati dalla Spagna, un passato da fotoreporter (ha immortalato, tra gli altri, Greta Garbo, John Fitzgerald Kennedy, Winston Churchill, Ernest Hemingway, Allen Ginsberg, Pablo Picasso e Chagall…), conobbe Giangiacomo Feltrinelli nel 1958, e lo sposò nel 1960.

Furono anni particolarmente intensi. Il 14 marzo 1972 il corpo dell’editore fu rinvenuto, dilaniato da un’esplosione, ai piedi di un traliccio dell’alta tensione, a Segrate. Ma già dal 1969, quando il marito entrò in clandestinità, gestì l’omonima casa editrice.

Fotoreporter e poi editrice che voleva cambiare il mondo con i libri: ha avuto una vita straordinaria in cui c'è la storia del Novecento italiano ed europeo. Nata in Germania il 24 novembre 1930, figlia di ebrei tedeschi, Inge Schoenthal Feltrinelli, naturalizzata italiana, era "un vero vulcano di idee, curiosità, gentilezza" come l'aveva definita Amos Oz.

"I libri sono tutto, i libri sono la vita", ed è stata una vita circondata da libri, librai, editori, scrittori e lettori quella di Inge Schönthal Feltrinelli, Presidente della Casa editrice Giangiacomo Feltrinelli e icona della cultura del '900, che ci ha lasciati oggi all'età di 87 anni''. Così in un comunicato della casa editrice.

    
L'alternanza tra dramma e fortuna fu una costante della sua storia, intrecciata alla trama di quel grande romanzo che è il Novecento. Nascere nel 1930 a Göttingen, nella Bassa Sassonia, significava conoscere fin da piccola le svastiche di Hitler. E lei era una bambina mezza ebrea, per parte di padre. Fu la madre a salvarle la vita, spingendo il marito a scappare in America e mettendo Inge sotto la protezione di Otto, un ufficiale della cavalleria tedesca che le fece da patrigno. Il dopoguerra significò fame, deprivazione, un viaggio a vuoto in America, dove il vero padre la respinge. Inge avrebbe rivelato queste vicissitudini solo in anni recenti. E sempre alla sua maniera, trasformando la tragedia in opportunità.

Quando nel 1958 incontra ad Amburgo Giangiacomo Feltrinelli, la ragazza di Göttingen s'è già fatta conoscere per aver fotografato Picasso, Hemingway, Gary Cooper e Greta Garbo. Lei è bellissima, "un misto di Audrey Hepburn e Leslie Caron", racconta Carlo Feltrinelli in Senior Service. Lui è un editore atipico, comunista e miliardario, famoso nel mondo per aver pubblicato Dottor Zivago.  Fu anche questa una storia grande e terribile, una storia d'amore e di passioni intellettuali conclusa tragicamente nel 1972 nella campagne di Segrate: il 14 marzo Feltrinelli esplode nel tentativo di mettere una bomba su un traliccio dell'Enel. Sideralmente lontana dalla follia politica del compagno, Inge non riuscirà mai a trovare un senso a questo epilogo.
    
Grande suscitatrice di energie e di relazioni, Inge riuscì a condurre la casa editrice nella tempesta. Era convinta, come Giangiacomo, "che un editore deve trascinare la carretta: senza sapere nulla, deve far sapere tutto, o almeno tutto quello che serve". Era l'ultima rappresentante di un mondo che non esiste più, l'editoria dei Gaston Gallimard, Alfred Knopf, Jorge Herralde, Barney Rosset, una stirpe di publisher con cui condivideva talento ed eccentricità. "Non si faceva questo mestiere per diventare ricchi, ma per fare circolare idee". Nel frattempo tutto cambiava intorno a lei. Inge lo registrava con malinconia, ma senza mai arrendersi. Dietro il suo trionfo di arancioni, il temperamento flirtatious e l'inconfondibile "ingese" - la parlata cosmopolita impastata delle lingue del mondo - si nascondeva una tempra formidabile. Voleva invecchiare da "rompiscatole", e in parte ci è riuscita. Quando la malattia ha prevalso, ha preferito ritirarsi. Senza troppe cerimonie. Con la grazia d'una grande, irripetibile regina.

 


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